Relazione festa sociale 2014 4/7 e 19 settembre

Le parole del nostro Presidente durante l’incontro di domenica…

 

 

 

Normalmente, infatti, ogni anno abbiamo scelto un argomento su cui articolare gli appuntamenti della nostra ricorrenza annuale; questa volta abbiamo scelto di cambiare un po’ di cose in ragione della particolare situazione che l’Associazione sta vivendo. E’ per questo che abbiamo scelto quindi di trattare più argomenti in un tempo dilatato rispetto ai 4 giorni canonici. Ci rivedremo infatti anche il 19 settembre per discutere delle questioni legate al congresso delle Pubbliche e alla riforma del cosidetto terzo settore.

Come tutti, anche la Pubblica attraversa un periodo “complicato”. E adopero questa definizione  dandogli un significato neutro; non siamo pessimisti, anzi nella congiuntura ci vediamo tante opportunità; ma è, appunto, tutto “complicato”.

Provo a spiegarne i caratteri piu significativi.

Il quadro che ci circonda risente di una crisi lunga, che rischia di trasformarsi in stagnazione permanente e che pesa sulla vita quotidiana delle persone e sulla fiducia che queste hanno sulla possibilità di avere, in futuro, una vita migliore di quella che hanno avuto nel passato. A questo stato d’animo di basso profilo contribuisce una modifica/riduzione dello stato sociale e delle sue protezioni. Una evoluzione strisciante, spesso non dibattuta, e con forti e ripetuti ripensamenti e stop and go, modifiche in corso d’opera, presenza sul campo di ruderi di costruzioni sociali ed amministrative fatte, disfatte parzialmente e, talvolta, rifatte. Tutto concorre a far crescere l’idea che non ci sia un disegno di futuro e ciò provoca turbamenti, insicurezze e vere e proprie angosce!

Nella nostra esperienza vediamo crescere la domanda di servizi da privati (più di mille servizi ogni anno) che una volta erano svolti con la copertura pubblica attraverso la prescrizione medica

In questo contesto le richieste che arrivano al Volontariato sono tantissime, spesso accativanti, almeno apparentemente, ma anche pericolose perchè rischiano di essere ostacolo troppo alto per la forza delle associazioni, le coinvolgono in processi di trasformazione verso l’impresa sociale e non, delimitano un’area sociale ed economica, il fantomatico terzo settore, come un corpo organico capace di risolvere tanti (tutti?) i problemi sociali e di creazione di lavoro, danno alla sussidiaretà del titolo 5° della Carta Costituzionale solo il significato del fai da te per ridurre i costi.

In questo contesto si sta discutendo di una “riforma del terzo settore” che sta diventando la nuova disciplina dell’impresa sociale più che la riflessione sulla potenza del dono volontario di risorse umane e materiali perdendo cosi l’occasione di aggiornare e sviluppare una peculiarità del nostro paese e sopratutto della Toscana. Il Volontariato.

Per giunta le Pubbliche celebrano in questi mesi il loro congresso centrato sul cosa faranno in questo futuro incerto e sul come recuperano una perduta centralità del loro ruolo nazionale che, nonostante la dimensione (850 associazioni, 300mila soci di cui 200mila in Toscana, interventi ed attività in tutti i campi del sociale e della protezione delle persone, più di 100mila volontari), non pesa per quanto dovrebbe.

D’altra parte la congiuntaura locale non è migliore. C’è qualche piccolo segnale di miglioramento ma nel complesso Siena è ancora “moscia”. Sono stati messi argini sufficienti allo smottamento di tante importanti istituzioni, c’è movimento su obbiettivi di rilievo come Siena capitale europea della cultura, ma ancora non si percepisce un clima nuovo, un cambio di passo che sarebbe necessario.

Eppure in questo orizzonte grigio dobbiamo segnalare una Pubblica Assistenza che si conferma in grande sviluppo. Aumentano i servizi in convenzione, si espande la funzione mutualistica come risposta al ridursi del welfare, si aggiungono nuovi campi di intervento, migliorano i conti economici, cresce il numero dei soci e, ancor più dei Volontari. Nonostante la caduta verticale dei contributi pubblici (leggi FMPS), cui hanno fatto fronte quelli da privati come la donazione degli economi delle contrade che ringraziamo  nuovamente, abbiamo inaugurato tre mezzi, acquistati usati, ma tre; e abbiamo messo in cantiere la terza ambulanza gialla per il 2015. Sostituirà PAPA 66 destinata, nella prossima primavera, ad emigrare in Togo completamente attrezzata e piena di vestiti per le popolazioni locali. E’ un progetto che realizzeremo in collaborazione con l’Associazione toghiana Djembe Ritmi che ha sede a Rosia. Naturalmente i nostri gentili ospiti di oggi sono tutti invitati alla partenza del mezzo che viaggerà fino a Genova e poi in nave fino in Togo e alla inaugurazione del nuovo mezzo che avverrà alla prossima festa sociale a settembre del prossimo anno.

Tutto ciò è possibile in virtù dei Volontari e del dono quotidiano di tempo e competenze; è grazie a loro che l’Associazione può guardare al futuro; sono loro che forniscono il corrispondente del lavoro di circa 50 dipendenti a tempo pieno. La crescita del loro numero ci ha “costretto”, alla fine di questa cerimonia, a non leggere più il loro nome uno per uno, ma a limitarsi a far girare l’elenco sullo schermo e a renderlo pubblico. E’ la loro assidua presenza, organizzata in un sistema gestionale che coinvolge tutte le componenti dell’Associazione che ringrazio per per l’impegno straordinario con cui adempiono alle loro mansioni, che ci consentirà nel 2014 di superare la soglia dei 15mila servizi effettuati segnando un più 4000 circa rispetto al 2011.

Invito però a riflettere sul fatto che questa propensione al volontariato avviene in apparente contraddizione con la crisi di fiducia che si dice diffusa, con la presunta stagnazione delle “grandi associazioni”, e con la facile affermazione sulla “poca voglia di partecipare”. Facciamoci assalire da qualche dubbio sulla fondatezza di questi stereotipi preconfezionati e, qualche volta, tendenti a giustificare resistenze ad aprire le associazioni, e le istituzioni, per renderle permeabili ed inclusive. Le persone non sono fatte con lo stampo vanno coinvolte per come sono e non si può pretendere che siano sempre omologhe all’esistente.

 

E’ proprio questa situazione complicata che ci ha guidato nella scelta di una festa di “ricerca” mantenendo, però, ben fermi alcuni ancoraggi che, anche nella discussione del Consiglio Direttivo, sono stati considerati fondamento della nostra esperienza e lo saranno anche per il futuro.

Alcuni di questo valori rigurdano i soggetti che animano il nostro mondo, altri i contenuti.

La base per ogni nostra attività è la fiducia nelle persone. Ci sarà pure sfiducia, preoccupazione e, qualche volta, angoscia per il futuro, ma alla fine prevale la disponibilità ad “innamorarsi” di progetti che rendono i cittadini protagonisti della crescita del bene comune; che li promuovono dallo stato di destinatari delle volontà altrui e da loro l’oppurtunità di avere un ruolo nella catena delle decisioni.

L’altra incrollabile certezza è che ci sarà sempre spazio e ruolo per le Associazioni che, accanto all’impegno nel “fare” in conto proprio e in conto terzi, si dannano l’anima anche per “rappresentare” i bisogni e i problemi dando così corpo e voce all’autonomia sociale, anima profonda di ogni democrazia che si rispetti.

Per quanto riguarda i contenuti sono più numerose, ma altrettanto solide le nostre certezze.

A partire dal valore che diamo al nostro territorio di riferimento, alla città, di cui ci sentiamo parte e come tale ci muoviamo per la sua promozione e sviluppo. E’ questa una scelta di fondo che ci ha guidato nella adesione convinta alla campagna per Siena capitale europea della cultura. Oggi ai Volontari e agli ospiti sarà distribuita una maglietta: sul davanti una parte del “buongoverno” con il nostro stemma, lo stemma del capitano del popolo, il popolo che decide, che contiene nella parte bianconera il logo della campagna, e sul dietro il nostro nome ed il logo integrale di Siena 2019. Tengo a dire che sono magliette che i volontari indosseranno per lavorare fino a che non saranno “finite”. Io non so se  vinceremo o no, spero di si, ci impegniamo per il si, ma pensiamo che visto come abbiamo lavorato e quale è stato il contenuto di innovazione, Siena in gran parte ha già vinto; e le magliette che continueremo a portare ne saranno una testimonianza. Non tutte le battaglie si vincono ma un modo sicuro per perdere e non farle mai  e continuare e vivere nell’isolamento o nell’ignavia.

Restiamo inoltre fedeli all’idea del dono volontario “organizzato” come forma superiore di solidarietà e di tutela del bene comune. Continuiamo a credere che questa modalità rimarrà centrale nella vita della Pubblica di Siena, e di tutte le consorelle, anche all’interno di qualsiasi riforma del 3° settore o di qualsiasi regolamento comunale che invece di  favorire la partecipazione rischia di burocratizzarla. Intanto, in occasione della festa, a dimostrazione concreta del nostro impegno abbiamo ripulito, in collaborazione con l’Associazione Le Mura,  Porta dei Guaitiani; si vede da via Don Minzoni. E sempre insieme a Le Mura interverremo sul Fortino delle Donne.

Non siamo nemici del dono individule, molto presente in Europa, ne della attività di impresa cooperativa o sociale; tutte attività importanti  ma molto permeabili ad una interpretazione della sussidiarietà come modalità necessaria per ridurre i costi e quindi un po’ “pelosa” e qualche volta a danno dei diritti dei lavoratori.

La nostra convinzione sulla superiorità della forma associativa organizzata non ha, quindi, nessuna volontà di escludere ne porta ad isolarci in un Aventino di aristocratica purezza; ci vogliamo contaminare, facciamo rete, viviamo ogni giorno in rapporto con le istituzioni, ma facciamo dell’autonomia sociale una regola ferrea per scegliere cosa fare e chi e cosa “rappresentare”. Ne siamo gelosi in ogni occasione e la consideriamo una priorità intangibile anche nei rapporti con il nostro principale interlocutore, la Regione e le aziende sanitarie. Pensiamo che anche se non se ne rendono conto pienamente, questo nostro “pregiudizio” sia un valore per il sistema toscano.

Non dimentichiamo, poi, i percorsi fatti per le feste degli anni passati incentrate sulla memoria. Ci sconcerta, e ci preoccupa, un mondo nel quale tutti vivono solo al presente. Scompare il passato con il suo portato di esperienza e di responsabilità; nessuno disegna più il futuro per il quale oggi lavoriamo. Un presente sospeso nel nulla se non sappiamo da dove veniamo e da che parte vogliamo andare. Un presente  che diventa terreno fertile per i pifferai magici e che lasciano delusioni cocenti nella coscienza della gente. La Pubblica è la sua storia, la vive nel presente e guarda al futuro come una opportunità di affermare i suoi valori costitutivi.

Di questa storia fa parte la collocazione dalla parte del piu “debole”; l’ultimo della fila.  Qualche volta per dirgli di darsi una mossa! Ma sempre aperti a capire, disponibili ad “includere” ogni esperienza, a rispettare il diverso per essere rispettati noi stessi. Nella multiforme realtà dell’oggi ci sono  modi diversi di praticare i valori fondanti della solidarietà, della tutela del bene comune, del “i care”, della socializzazione. Tutti, se si parlano, possono trovare una strada comune, in parte o per sempre; ma sempre come esperienza positiva.

Ed infine la voglia di comunicare con il “mondo”. E per comunicare meglio capire cosa interessa all’universo che ci sta intorno che a sua volta ci indica su cosa riflettere e, caso mai, cosa cambiare del nostro essere per renderci migliori. Comunicare come scambio di messaggi e di letture diverse della realtà.

Non è solo una questione di feeling con i nuovi media. I nostri Volontari sono bravi anche tecnicamente; i numeri lo dimostrano. Mi dicono che su FB abbiamo 1190 like con 1027 visite giornaliere e con una portata media della settimana di 9170. Mentre su Twitter abbiamo 325 follower  e 1270 ginguettii in 2 anni. Su Istagram 236 seguaci e 430 post. Non male per un Associazione. Non male nemmeno il filmato Happy Pubblica che li ha impegnati in questa estate nelle registrazioni e nell’edizione e che dimostra come si sanno muovere nei nuovi media visti come strumenti di coinvolgimento anche fisico, soprattutto fisico, oltreché virtuale.

Ma nessuno ascolta chi parla sempre e solo di se stesso;  dopo un po’ uno si rompe!

Quando la tempesta mediatica ci travolse per i soccorsi al Villella abbiamo capito che, anche se avevamo le nostre ragioni, dovevamo fare un passo in avanti. Comprendere ciò che ci veniva richiesto ed interpretarlo con le nostre esperienze e competenze. Così abbiamo fatto una  evoluzione importante.

Siena ha più valori, storia ed esperienza della Pubblica che è una piccola parte di un insieme più grande. Ma anche Siena deve imparare ad ascoltare e capire il mondo intorno, valutarlo criticamente certo, filtrarlo attraverso la trama fitta di storia ed esperienza, ma valutare serenamente anche la possibilità di cambiare e adeguare alcuni suoi comportamenti oggi sempre, troppo, uguali a se stessi.

Fino ad oggi queste scelte, che abbiamo fatto nel passato e che hanno indotto a muovere cervello e gambe, hanno pagato più di quanto avrebbe reso la rendita di posizione di una istituzione, come la nostra, straordianariamente utile ma non indispensabile.

I cambiamenti ci hanno migliorato, la modernità è costituta da contenuti e non è un richiamo di moda. Non ha annullato i valori veri del nostro stare insieme ma ce li ha fatti condivedere con più convinzione. Certo ci ha complicato la vita e reso più ardue le sfide. Qualche vota produce anche conflitti aspri; ma ormai siamo abituati a viverli come un passaggio utile a rafforzare le fondamenta del sodalizio e non ci attardiamo più a cristallizzarli come argomenti di continui scontri di gruppi e posizioni precostituite.

Siamo qui per gli stessi scopi! La coscienza di questo nostro impegno gratuito da più forza anche nella congiuntura difficile che pesa su tutti. Questo è il nostro richiamo a chi si attarda, incerto sul da farsi. E speriamo che sempre più persone, dentro la Pubblica, o fuori va bene lo stesso, ascoltino il messaggio e si impegnino per il bene comune.

Grazie a tutti.